Nonostante sia storicamente ostile alle armi nucleari, l’Italia conserva la sua esperienza e conoscenza. Mentre il mondo spinge verso la decarbonizzazione, il governo Meloni sta riconsiderando questa tecnologia strategica. Ne abbiamo parlato con il Vice Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Vania Gava
Di seguito sono riportati estratti dal nostro sito web Intervista originale in italiano Con il Vice Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Fania Gava. Si prega di trovare il testo tradotto completo di seguito.
sull’energia nucleare nell’ambito della legge Net Zero Industry della Commissione europea. La quarta generazione del nucleare “sta già emergendo tra le tecnologie che dovremo produrre entro i confini dell’Unione Europea per coniugare la decarbonizzazione con l’indipendenza strategica. Il buon senso prevale sull’ecologia ideologica”.
- Certo, la procedura potrebbe essere meno drastica di quanto ci aspettassimo leggendo la bozza [but] Coerente almeno con il contenuto della legge che autorizza la direttiva RED II […] Secondo la definizione di idrogeno prodotto attraverso l’energia nucleare come “verde”. “
Sulla posizione del governo sul nucleare. “[This] Il governo italiano ha sempre abbracciato il principio della neutralità tecnologica: se si crede veramente nella transizione energetica, nessuna fonte energetica va demonizzata o glorificata. a prioriTuttavia, è stato studiato e valutato.
- Ha sottolineato che l’energia nucleare come forza portante primaria può intrappolare fonti energetiche rinnovabili intermittenti nel sistema energetico di domani.
nei suoi prossimi passi. “L’aggiornamento del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) può essere l’occasione per promuovere una revisione complessiva delle politiche energetiche e climatiche, per favorire la crescita e garantire sicurezza nella transizione, scegliendo oggi le strade più promettenti per il futuro”.
- “Il primo passo è sicuramente quello di stimolare la ricerca, e poi iniziare a mettere in campo un quadro normativo aggiornato, per riaprire la strada al nucleare dopo i referendum del 1987 e del 2011, su cui il Parlamento dovrà agire”.
Nel caso industria italiana. “Attraverso l’Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile (ENEA), l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), il Centro Nazionale per le Ricerche (CNR) e molte università e imprese private, l’Italia sta portando avanti ricerca avanzata con Alto potenziale.”
Pochi giorni fa temevate che l’Unione Europea togliesse il nucleare dal Net Zero Industry Bill, che deve ancora passare attraverso il Parlamento e il Consiglio dell’Unione Europea. Si tratta di un’ipotesi concreta?
L’energia nucleare è nella versione finale del Net Industry Zero Act, presentato giovedì dalla Commissione europea. Tra le tecnologie che dovremo produrre entro i confini dell’Unione Europea, infatti, figurano “tecnologie avanzate per produrre energia da processi nucleari con scarti minimi del ciclo del combustibile, piccoli reattori modulari e combustibili best-in-class” che dovremo produrre entro i confini dell’Unione Europea per coniugare decarbonizzazione e autonomia strategica. Il buon senso ha vinto sull’ambiente ideologico.
Certo, la procedura potrebbe essere meno precisa di quanto previsto leggendo la bozza, che forniva un elenco più conciso. Ricordiamo però che NZIA è un’iniziativa per regolamentare un quadro legislativo più snello in grado di snellire le procedure di concessione di licenze per investimenti benefici in decarbonizzazione: un meccanismo win-win in risposta al Deflationary Act degli USA e al piano di transizione energetica del Giappone, smobilitazione di privati e risorse pubbliche nel vecchio continente, prime fra tutte le risorse di RePowerEU.
Va sottolineato che l’inclusione del nucleare della NZIA in questa formulazione è almeno coerente con il contenuto della legge delega alla Direttiva RED II, introdotta poche settimane fa dalla Commissione Europea, secondo la quale l’idrogeno è prodotto attraverso l’energia nucleare . L’energia è definita “verde”. Il ruolo dell’energia nucleare è duplice: necessario per assistere le rinnovabili nella produzione continua di elettricità senza emissioni e necessario per alimentare processi ad alta intensità energetica, inclusa l’elettrolisi, per produrre idrogeno verde o rinnovabile.
Paesi come la Francia vogliono mantenere il nucleare tra le tecnologie strategiche dell’industria europea delle tecnologie verdi; Altri lavorano nella direzione opposta. Qual è la posizione del governo italiano? Che tipo di ripercussioni puoi aspettarti?
Il governo italiano ha da tempo abbracciato il principio della neutralità tecnologica: se si crede veramente nella transizione energetica, nessuna fonte energetica va demonizzata o glorificata. a priori È studiato e valutato. L’energia eolica e il solare fotovoltaico sono, per natura, fonti intermittenti e intermittenti. Inoltre, non essendoci ancora sufficienti sistemi di accumulo e stoccaggio per grandi quantità di energia, è necessario garantire un approvvigionamento minimo continuativo e programmato – che in linguaggio tecnico si chiama carico di base – attraverso altre fonti sicure e sempre disponibili. Oggi, gas e carbone svolgono questo compito, rappresentando rispettivamente il 43% e l’8% del mix energetico italiano.
Pur decarbonizzandosi, il mix energetico non può fare a meno di una quota complementare di fonti continue come l’energia idroelettrica, la bioenergia e l’energia nucleare. L’aggiornamento del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) potrebbe essere l’occasione per promuovere una revisione complessiva delle politiche energetiche e climatiche per favorire la crescita e garantire sicurezza nella transizione, scegliendo oggi le strade più promettenti per il futuro. Il primo passo è senz’altro stimolare la ricerca, iniziare a mettere in campo un quadro normativo aggiornato e riaprire la strada al nucleare dopo i due referendum del 1987 e del 2011, sui quali il Parlamento dovrà agire.
Pochi giorni fa, il Segretario della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, Gianpiero Zenzi, ha presentato una delibera per sostenere la costruzione di una nuova generazione di centrali nucleari. Pensi che abbia il sostegno della maggioranza?
Riguarda una visione audace e la pianificazione di strategie a lungo termine, sapendo che dobbiamo mantenere gli impegni di decarbonizzazione senza chiudere l’industria nel paese. Si tratta di una sfida importante per il governo e le istituzioni, e una responsabilità obbligata per chi è chiamato a guidare un Paese in piena crisi economica, energetica e geopolitica. Parliamo però di tecnologie diffuse e utilizzate in tutto il mondo, come la fissione nucleare, e di nuove soluzioni, come la fusione a confinamento magnetico. Attraverso l’Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile (ENEA), l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), il Centro Nazionale per la Ricerca (CNR) e molte università e imprese private, l’Italia sta portando avanti una ricerca avanzata con un elevato potenziale.
Se vogliamo soddisfare le condizioni necessarie, quale ruolo prevede per il nucleare nel panorama energetico italiano?
Il ruolo del nucleare non può che essere centrale per la decarbonizzazione del sistema energetico. A differenza dell’energia termica da gas e carbone, l’energia nucleare può essere considerata carbon neutral e ha un impatto ambientale molto basso: sia nella fissione che nella fusione, il livello di scorie, sia in quantità che in pericolosità, è contenuto. Inoltre, l’energia nucleare è continua e può integrare la produzione di energia da fonti rinnovabili, ed è pronta a intervenire in assenza di sole o vento per soddisfare la domanda e garantire la stabilità della rete elettrica. Infine, la facilità di reperimento del combustibile nucleare e la maggiore densità energetica possono garantire autonomia e autonomia in termini di approvvigionamento. Stimiamo che sostituire i 38 miliardi di metri cubi di gas che importiamo oggi per produrre elettricità richiederebbe quindici reattori da 1.600 megawatt.
Secondo lei, su quali asset strategici l’Italia e l’UE dovrebbero puntare con urgenza nel piano industriale? L’Italia, ad esempio, conserva ed esporta il sapere industriale. Potrebbe servire da trampolino per immaginare un rinascimento nucleare italiano?
Per impegnarsi nella decarbonizzazione e sfidare la neutralità climatica, ci troviamo, purtroppo, costretti a inseguire la Cina nella fornitura di importanti materie prime: metalli delle terre rare per la transizione elettrica e ambientale, semiconduttori per la digitalizzazione, ma anche materiali da implementare. Processi di economia circolare sostituendo i combustibili fossili, come i rottami ferrosi, per convertire gli altiforni delle acciaierie in forni elettrici. NZIA deve essere efficace in questi ambiti per convincere le nostre aziende a costruire grandi fabbriche per la produzione di microchip, batterie, pannelli fotovoltaici e turbine eoliche.
L’Italia avrà presto fabbriche giganti, che sono spesso il risultato di reindustrializzazioni industriali e rappresentano un’opportunità ambientale e sociale prima che si industrializzino. L’Italia è il secondo Paese manifatturiero in Europa e negli ultimi mesi ci siamo resi conto di quanto sia energivora la nostra industria. Il nucleare permette quindi di produrre energia con costi di produzione stabili e competitivi nel lungo periodo ed è la soluzione alla decarbonizzazione e per rendere competitivi i settori più energivori, come l’industria dell’acciaio, del vetro, del cemento e della ceramica, anche sui mercati internazionali.
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