Sorprendente resilienza dell’economia italiana tra le sfide energetiche e inflazionistiche
resilienza economia italiana Il rialzo ha sorpreso, con una crescita trimestre su trimestre che ha sovraperformato la zona euro in sei degli ultimi otto trimestri, nonostante un marcato rallentamento dalla seconda metà del 2022. Anche se la crescita nel 2021 ha riflesso anche una ripresa da una recessione più profonda durante la pandemia di Covid-19 , è stata La crescita dello scorso anno è stata notevole, data l’elevata esposizione dell’Italia alla crisi energetica e del costo della vita, con un’inflazione media superiore all’8% e una spesa limitata per gli investimenti di prossima generazione dell’UE (NGEU).
La crescita dello scorso anno del 3,9%, inclusa una contrazione del -0,1% nel quarto trimestre, è stata migliore rispetto alla fascia di rating prevista (3,7% per l’anno e -0,5% per il quarto trimestre). E mentre l’economia ha rallentato, questa contrazione moderata indica una resilienza maggiore del previsto agli shock energetici e inflazionistici, che si riflettono in tutta la zona euro, che è cresciuta dello 0,1% nel quarto trimestre.
Per il 2023 ci aspettiamo che l’economia italiana eviti la recessione e cresca almeno dello 0,5%. Il rallentamento è dovuto all’impatto negativo dell’inasprimento delle condizioni di finanziamento, con il tasso sui depositi della BCE che dovrebbe raggiungere almeno il 3,0% entro la seconda metà di quest’anno e le persistenti pressioni inflazionistiche che limitano consumi e investimenti.
Tuttavia, il sostegno finanziario del governo alle famiglie vulnerabili e la riuscita diversificazione delle forniture di gas naturale dalla Russia, che ora rappresenta solo il 10% del gas italiano rispetto al 43% prima della guerra totale della Russia in Ucraina, dovrebbero sostenere la resilienza del mercato italiano economia. Inoltre, prevediamo che la spesa effettiva dei fondi NGEU inizi quest’anno, a sostegno degli investimenti, sebbene l’attuazione dei pagamenti dell’UE nella spesa effettiva per l’economia sia stata finora ritardata rispetto ai piani iniziali.
Figura 1 – Crescita del PIL Italia ed Eurozona, trimestrale
%, SA, WDA
Le finanze pubbliche italiane sono sostenute da una solida performance economica
I ricavi finanziari sono cresciuti di oltre il 10% nei primi undici mesi del 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le entrate sono state guidate dall’elevato reddito derivante dalle accise, dal vantaggio dell’aumento dell’inflazione e dalla graduale eliminazione delle agevolazioni fiscali emanate durante la pandemia. Insieme alla spesa contenuta, ciò ha sostenuto una riduzione del disavanzo fiscale, che probabilmente si è ridotto al 5,2% del PIL lo scorso anno dal 7,2% nel 2021.
Per il 2023, prevediamo che l’orientamento fiscale del nuovo governo rimanga relativamente cauto alla luce dei tassi ufficiali più elevati e quindi manterrà una politica fiscale prudente in generale. Il disegno di legge di bilancio 2023 bilancia la necessità di consolidare le finanze pubbliche fornendo al tempo stesso un sollievo temporaneo dall’aumento dei costi energetici in tutto il Paese. Euro 21 miliardi (1,1% del PIL) nel 2023.
Il disavanzo fiscale si ridurrà solo modestamente, al 4,8% del PIL quest’anno. Tuttavia, il saldo primario dovrebbe migliorare gradualmente e passare all’1% dell’avanzo del PIL entro il 2026. Il maggior onere per interessi, che dovrebbe superare il 4% del PIL nei prossimi anni, manterrebbe il disavanzo primario vicino o al di sopra del 3% del PIL nel medio periodo.
Il rapporto debito/PIL dell’Italia dovrebbe diminuire solo modestamente a circa il 142% entro il 2027, rimanendo quindi di circa 10 punti percentuali al di sopra del livello pre-Covid, ben al di sopra del Portogallo (previsione debito/PIL del 97% entro il 2027). Spagna (107%).
Anche con un avanzo primario previsto dell’1% del PIL, che si confronta con un avanzo primario medio dello 0,9% negli ultimi dieci anni escludendo lo shock Covid nel 2020, è difficile vedere come le finanze pubbliche italiane possano essere notevolmente rafforzate, non meno a causa delle crescenti pressioni finanziarie dovute all’invecchiamento della popolazione del paese.
Ecco perché, in assenza di una crescita più elevata, l’Italia resterà il secondo Paese più indebitato dell’Eurozona dopo la Grecia. L’Italia potrebbe diventare il paese più indebitato d’Europa entro la fine del decennio se la Grecia manterrà la crescita attuale e gli avanzi primari oltre il 2027.
Figura 2 – Traiettorie debito pubblico/PIL
%
Il bilancio 2023 dell’Italia, pur garantendo un graduale consolidamento fiscale, include misure una tantum limitate a un singolo anno fiscale piuttosto che misure strutturali volte a migliorare i risultati economici e finanziari dell’Italia su più anni. È probabile che l’imminente revisione e reimplementazione del quadro di bilancio dell’UE manterrà la regola del deficit di bilancio del 3%, il che consolida le aspettative sul percorso di bilancio dell’Italia a medio termine.
Tuttavia, la rapida attuazione delle riforme relative a una crescita sproporzionata rispetto alla crescita e il relativo piano di investimenti sono fondamentali per affrontare i persistenti problemi strutturali dell’Italia, tra cui la produttività stagnante, la bassa partecipazione alla forza lavoro e i bassi tassi di occupazione, in particolare tra le donne e i giovani, e le crescenti pressioni sulle pensioni e spese Assistenza sanitaria dovuta all’invecchiamento della popolazione.
Queste riforme e questi investimenti sono necessari per aumentare il potenziale di crescita dell’Italia all’1,25-1,50% da circa l’1%. Ciò è necessario per ottenere una consistente riduzione del debito nel corso del decennio, che è un fattore chiave del sostegno Rating del credito italiano BBB+/stabile da Scoop.
Per uno sguardo a tutti gli eventi economici di oggi, dai un’occhiata Calendario economico.
Elvis Link Younis è vicepresidente dei rating sovrani e del settore pubblico presso Scope Ratings GmbH. Giulia BranzSenior Analyst presso Scope Ratings, ha contribuito a questa recensione.
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