Aprile 1, 2023

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L’investimento nella lotta integrata paga in Italia – EURACTIV.com

Il numero di aziende agricole che implementano la difesa integrata (IPM) in Italia è aumentato notevolmente negli ultimi anni. EURACTIV Italia ha parlato con Donato Rotundo dell’associazione di agricoltori Confagricoltura per saperne di più sull’impatto e su come costruire questo successo.

La gestione integrata dei parassiti (IPM) è una strategia basata sull’ecosistema che si concentra sulla gestione dei parassiti attraverso una serie di tecniche applicate in ordine gerarchico per ridurre l’uso di prodotti fitosanitari chimici.

È anche una parte importante della discussione sul raggiungimento dell’obiettivo fissato nella principale politica alimentare dell’UE, la strategia dal campo alla tavola, che prevede il dimezzamento dell’uso e dei rischi dei pesticidi entro il 2030.

Donato Rotondo è il Direttore Area Innovazione e Sviluppo Sostenibile di Confagricoltura. Parla con EURACTIV Italia per saperne di più sull’IPM e sulla sua implementazione in Italia.

Qual è il successo dell’adozione delle pratiche IPM in Italia?

La lotta integrata è stata implementata in Italia molto prima dell’avvento della nuova Direttiva Europea.

In pochi anni il Sistema Nazionale Qualità Produzione Integrata (SQN) ha visto crescere esponenzialmente i suoi numeri: a fine 2016 le aziende certificate erano 3.243 e la superficie assegnata era di poco superiore ai 61.000 ettari; Quattro anni dopo, le imprese sono più di 17.000 (+528%) e la produzione certificata copre quasi 280.000 ettari (+457%).

Qual è l’impatto di questo sulla riduzione dei pesticidi?

Ottimi risultati sono stati ottenuti anche in termini di utilizzo: dal 2011 al 2020 si è registrata una progressiva diminuzione delle quantità offerte sul mercato, pari a un calo del 15% per i fitofarmaci da 142.425 a 121.550 tonnellate e per i principi attivi del 20% da 70.690 tonnellate a 56.557 tonnellate.

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Notevoli progressi sono stati registrati anche nelle categorie di tossicità, infatti, nel periodo 2011-2020, la quantità di prodotti altamente tossici e tossici è diminuita in modo significativo (diminuzione del 45,6%).

Altro dato interessante è la quantità di fitofarmaci distribuiti per unità di superficie agricola (da 5,5 kg/ha nel 2011 a 4,5 kg/ha nel 2020), che, pur con qualche limite, presenta un quadro relativo alla pressione esercitata sul suolo.

Quali sono le procedure in atto per incoraggiare l’adozione della difesa integrata in Italia?

Oltre alle varie misure della politica agricola comune (PAC) dell’Unione europea, un altro aspetto chiave della diffusione della difesa integrata sono gli incentivi legati all’innovazione in azienda.

Ha dato un forte impulso al rinnovo del parco macchine, negli ultimi anni, attraverso il Credito d’imposta 4.0 per beni materiali e immateriali.

Questo ha permesso a molte aziende agricole di dotarsi dei mezzi che, grazie al routing automatico gestito da satellite e alla possibilità di attuare trattamenti variabili attraverso l’utilizzo di mappe di prescrizione, hanno saputo coniugare sostenibilità economica e ambientale, riducendo gli apporti di mezzi tecnici (gasolio, fertilizzanti, pesticidi, irrigazione) aumentando le rese e l’equità della produzione.

Quale percentuale di riduzione dei pesticidi deve raggiungere l’Italia e in che modo la gestione integrata dei parassiti è una priorità in questo obiettivo?

Secondo le relazioni del comitato, l’Italia dovrebbe ridurre del 62% i suoi prodotti fitosanitari chimici – l’obiettivo più alto tra i vari Stati membri – e il più severo del 54%.

Come già assodato in Italia, già da tempo si lavora per ridurre gradualmente l’uso di fitofarmaci.

Anche un’analisi comparativa, svolta da Eurostat, mostra che l’Italia è tra i paesi più virtuosi in questo senso. Pertanto, gli obiettivi di riduzione per il nostro paese sembrano molto contraddittori e punitivi.

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Quali sono gli ostacoli alla diffusione delle pratiche IPM in Italia?

L’uso di prodotti fitosanitari può essere ridotto solo se sul mercato sono disponibili alternative efficaci ed economicamente valide che gli agricoltori possono utilizzare.

La perdita di molte sostanze chimiche importanti per l’agricoltura nell’Unione Europea, riscontrata negli ultimi anni, ha evidenziato che la mancanza di valide alternative sta mettendo in crisi interi settori produttivi.

Per questi motivi, la politica dell’UE in materia di licenze e uso di prodotti fitosanitari dovrebbe porre la sostenibilità ambientale ed economica della produzione agricola su un piano di parità. Ciò significa che la transizione verso la riduzione dell’uso di pesticidi deve avvenire a un ritmo che consenta l’introduzione e la disponibilità di metodi alternativi.

Nuove soluzioni e tecnologie per la protezione delle colture contribuiranno ad aumentare il successo dell’implementazione della gestione integrata dei parassiti.

L’agricoltura di precisione, il biocontrollo, la selezione varietale, il miglioramento genetico delle piante e l’applicazione dei droni svolgono un ruolo essenziale nel ridurre la necessità di prodotti fitosanitari convenzionali e le normative devono essere adattate per consentire a queste tecnologie di essere adeguatamente sviluppate e applicate nell’UE.

Anche la disponibilità di nuovi strumenti per gli agricoltori deve essere promossa in primo luogo dalle istituzioni comunitarie, attraverso programmi di investimento pubblico.