La risposta del governo al Covid mi è sempre sembrata una devastante reazione eccessiva e sto diventando sempre più uno scettico del lockdown.
Dico “qualcosa” perché nelle prime fasi della pandemia – chiamiamola la fase “moriremo tutti” – era chiaramente necessario qualcosa di piuttosto drammatico, guardando le immagini televisive degli ospedali di emergenza in costruzione a Wuhan e sopraffatti da unità di terapia intensiva nel nord Italia.
Politicamente, era quasi impossibile per il Regno Unito restare da solo nel rimanere aperto anche con quasi tutto il resto dell’Europa bloccato.
Il governo sarebbe caduto in poche settimane se fosse rimasto a guardare e non avesse fatto nulla.
Anche la Svezia, che sembra aver azzeccato il suo approccio, ha finalmente implementato una versione annacquata delle restrizioni imposte altrove.
Istintivamente, l’allora primo ministro Boris Johnson era contrario al lockdown, preferendo invece l’idea di “immunità di gregge”, ma poi si ammalò gravemente, e finì per abbracciare in pieno la risposta made in China.
Per alcuni, come l’ex giudice dell’Alta Corte Lord Sumption – che metteva regolarmente in guardia contro la tirannia dello stato di polizia – l’obiezione era basata su principi libertari.
Questa era, tuttavia, una posizione decisamente minoritaria. Una delle cose più straordinarie dell’intera sfortunata vicenda è quanto lo stato sia stato compiacente e quanto velocemente abbiamo ceduto alle istruzioni.
In modo piuttosto allarmante, si scopre che le società presumibilmente amanti della libertà sono notevolmente disposte a sottomettersi a un governo autoritario, soprattutto se pagano per restare a casa, come nel caso delle vacanze nel Regno Unito.
Anche il governo è stato sorpreso dall’obbedienza.
Tuttavia, è sempre stato abbastanza chiaro che queste misure erano principalmente temporanee in tempo di guerra, che sarebbero state revocate una volta terminata l’emergenza, quindi almeno per queste ragioni, la maggior parte di noi inizialmente era disposta ad accettare l’approccio pesante imposto.
No, la mia preoccupazione non era tanto la perdita della libertà quanto l’impatto economico, e una volta confermato il tasso di mortalità inferiore all’1 per cento nelle economie avanzate, entrano in gioco la sproporzione e il costo.
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